Sardegna, la Costa Verde dalle spiagge alle miniere
La zona centro occidentale dell’isola è una delle più selvagge ed incontaminate ed ospita suggestive testimonianze di un ricco passato.
Spiagge che si alternano ad imponenti scogliere, altissime dune con deserti di sabbia che arrivano al mare, e sullo sfondo la meravigliosa macchia mediterranea caratterizzata da secolari ginepri: è l’incanto che regala la Costa Verde, un angolo isolato ed incontaminato nella parte centro occidentale della Sardegna.
Ad arrivare in questa zona in cerca di una casa vacanza in Sardegna sono soprattutto i surfisti che trovano onde perfette da cavalcare ma anche visitatori che amano la tranquillità e lo stretto contatto con la natura. Qui, infatti, i tramonti da cartolina sono considerati tra i più affascinanti del Mediterraneo e non è raro poter ammirare le tartarughe Caretta Caretta che depositano le uovo lungo le spiagge di Piscinas e Scivu.
Piscinas è famosa per le tinte sahariane date da una cortina di dune sabbiose e altissime, intervallate qua e là da un mosaico di macchia mediterranea con la spiaggia che si propaga per circa tre chilometri di arenile candido e finissimo lambita da limpide acque. Il fondale rivela il relitto di un vascello che da oltre duecento anni lascia intravedere la sagoma e un cannone. A Scivu si arriva dall’alto, percorrendo una pensilina di legno che taglia la costa per poi affacciarsi su una delle spiagge più belle e selvagge della Sardegna che appare fra costoni di roccia che abbracciano un’insenatura di sabbia candida e acque smeraldo. Cala Domestica è stata un set cinematografico più volte: si mostra piccola e raccolta, avvolta da una mezzaluna di falesie chiare e imponenti.
Ma la Costa Verde non è solo mare, silenzio e natura. Qui c’è anche la viva testimonianza dell’estrema fatica del lavoro dei minatori attraverso i monumenti dell’archeologia industriale. A Porto Flavia arrivano i binari sui quali scorrevano i carrelli di carbone proveniente dalle miniere di Buggerru, Montevecchio e Ingurtosu, oggi villaggi abbandonati con palazzi e gallerie di cui sono rimasti i ruderi a due passi dal mare ricchi comunque di fascino.
Ingurtosu è stata una delle miniere più grandi e produttive della Sardegna: fa parte del Parco Geominerario e nel 1997 è stata inserita nella rete Geo-parks dell’Unesco. L’insediamento minerario, che si estende lungo tutta la valle, ospita ruderi di case, impianti e pozzi, enormi cumuli di materiali di scarto e carrelli arrugginiti che sembrano quasi un villaggio da far west cristallizzato nel tempo. Sfilano i resti di cantieri, laverie e i sette borghi, con 900 vani complessivi che hanno accolto sino a 2500 operai e le loro famiglie. Sono proprio le umili dimore dei minatori a contrastare con l’imponente palazzo in granito della direzione, quello conosciuto come Castello e costruito nel 1870 in stile neomedievale, oviamente in posizione dominante.
Fonte: La Stampa